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Con- vivere l'allevamento del futuro

 

Intervista agli autori Carla De Benedictis, Francesca Pisseri e Pietro Venezia. 

 

a cura di Roberta Benini

Qual' è la caratteristica del vostro lettore ideale?

Il nostro libro nasce come testo tecnicoscientifico, per poi divenire divulgativo grazie alla interazione con la casa editrice. Il libro può essere utile a medici veterinari, agronomi, biologi e zootecnici che vogliano approfondire aspetti fondamentali per l’impostazione di modelli di alleva- mento rispettosi degli animali e dell’ambiente. Si parla infatti di strutture, di gestione delle mandrie e dei pascoli, di impostazione dei piani di monitoraggio e prevenzione sanitaria aziendali. Anche un allevatore può trovare interessanti spunti e soluzioni tecniche per la propria azienda. E il fruitore finale del prodotto alimentare di derivazione animale, il cosiddetto “consumatore”, può acquisire leggendo il libro consapevolezza di cosa sia il sentire di un animale allevato, di come esso provi emozioni, e di come sia possibile allevarlo con pieno riconoscimento delle sue esigenze.

Il fruitore finale inoltre potrà indirizzare la spesa quotidiana verso prodotti salutari che non impattano sull’ambiente e mantengono in salute il produttore, i suoi animali e l’ambiente circostante. Un vero e proprio investimento sulla salute globale.

Cosa significa per voi il concetto di «salute globale»?

Ogni volta che facciamo la spesa e portiamo del cibo alla bocca mettiamo in moto una filiera produttiva. Questo semplice e naturale gesto quotidiano può innescare filiere di salute o mantenere in essere sistemi di inquinamento globale.

Mangiando cibo sano, biologico, biodinamico o comunque cresciuto e allevato consapevolmente (allevamento etico) investiamo su filiere di qualità che nutrono il nostro corpo senza alcuna possibilità di intossicarlo, mettono il produttore nelle condizioni di non dover utilizzare prodotti scadenti e principi chimici ad alto potenziale tossico. Gli animali vengono allevati in maniera consona alla loro etologia specie specifica, la terra è nutrita con compostaggi privi di principi attivi farmacologici. Le acque superficiali e profonde rimarranno pulite e non ci saranno effetti negativi su insetti e animali selvatici.

Un nuovo sistema di allevamento: quali sono i punti fondamentali?

Questa impostazione fonda le sue radici nella scienza della agroecologia, che studia le complesse relazioni tra organismi vegetali e animali e suolo; un migliore equilibrio di queste relazioni, determinato anche dalla biodiversità vegetale e animale presente in azienda, indirizza verso minori consumi energetici, minore inquinamento e migliore benessere animale. Il punto di partenza è la sensibilità degli animali, per costruire un allevamento plasmato anche sulle loro esigenze, e non solo sulle esigenze produttive. Riteniamo opportuna una profonda relazione tra l’allevatore, l’ambiente agroecologico, gli animali e il medico veterinario, poiché solo collaborando nell’ambito di un sistema armonioso si può giungere alla creazione e al mantenimento di sistemi equilibrati e rispettosi.

Quale è il ruolo del medico veterinario?

Tutti gli aspetti sanitari e di sicurezza alimentare sono fortemente interconnessi con il management, e una essenziale opera, oltre che di prevenzione, di concreto mantenimento della salute, può basarsi solamente su una presenza costante e attenta del medico veterinario. L’impostazione multidisciplinare è la base per un corretto lavoro in senso agroecologico e ogni sapere va integrato per gestire al meglio un sistema complesso come quello agrozootecnico.

Gli approcci medici più indicati sono a nostro avviso quelli non convenzionali, come omeopatia, agopuntura, fitoterapia, che condividono con la agroecologia la visione olistica.

 

Potete commentare le vostre esperienze in questo sistema?

 

Francesca: la mia scelta è quella di collaborare con allevatori che condividono con me il desiderio di lavorare nel totale rispetto delle esigenze degli animali, e in modo meno impattante possibile sull’ambiente naturale. La mia esperienza consiste nel collaborare con le aziende nella impostazione di tali sistemi di allevamento, elaborando piani di monitoraggio e prevenzione e prescrivendo terapie prevalentemente omeopatiche. Per esempio, nei confronti delle endoparassitosi di pecore, capre, bovini e suini non prescrivo trattamenti di routine ma verifico, in collaborazione con l’Izs, il tipo e la quantità di parassiti presenti. In base ai dati emersi e agli aspetti clinici e produttivi si valuta la prassi di gestione integrata più opportuna, per

esempio la lotta biologica, la rotazione dei pascoli che segua la periodicità dei cicli biologici dei parassiti, ecc.

Pietro: collaborando con Veterinari Senza Frontiere dal 1991, ho avuto ed ho la possibilità di conoscere e lavorare in sistemi produttivi familiari in diverse parti del mondo. La mia esperienza diretta conferma che la sostenibilità a lungo termine dei sistemi produttivi dipende sempre dalla profonda conoscenza del territorio, dalla difesa dell’etologia di specie, dall’utilizzo di razze appropriate e dal mantenimento della biodiversità del luogo. Solo i sistemi che mantengono e aumentano la biodiversità continuano a produrre in maniera costante, i sistemi che riducono la biodiversità si degradano nell’arco di pochi decenni. La stessa cosa succede nelle zone temperate come le nostre.

Carla: sono partita da una esperienza professionale che mi ha portato a comprendere a fondo i limiti degli allevamenti intensivi, le problematiche sanitarie che di benessere animale e dalla consapevole critica a questi sistemi mi sono avvicinata alla agroecologia e all’allevamento etico.

La medicina omeopatica è un approccio utilissimo per comprendere la sensibilità degli animali e la componente empatica legata al lavoro dell’omeopata è per me di grande importanza.

 

Come immaginate i colleghi del futuro e cosa serve al cambiamento della professione?

Con il trattato di Lisbona del 2007 gli animali sono stati dichiarati ufficialmente esseri senzienti e questo cambia radicalmente il ruolo del veterinario e le competenze necessarie a svolgere la professione. Sia che si lavori con gli animali da affezione che con gli allevamenti la professione veterinaria ha un legame imprescindibile con l’agricoltura. Milioni di ettari vengono coltivati per alimentare gli animali che convivono con l’uomo. Anche i cani e gatti sono legati alla filiera agricola. La terra, l’animale e l’uomo sono inestricabilmente legati in un percorso di salute o di malattia. Il concetto di One Health si basa proprio su questi legami naturali. Se il veterinario contribuisce al mantenimento e alla nascita di filiere sane, non contribuisce solo alla salute dell’animale ma (salute radiante) anche alla salute dell’uomo e dell’ecosistema.

Nelle conclusioni citate una frase emblematica di J. Diouf, direttore del WFP: «The doctors save men, the veterinarians treats humanity» e il giuramento professionale.

I concetti sviluppati nel libro partono dal giuramento fatto come medici veterinari e applicano questa saggia ed inequivocabile affermazione.

Il semplice fatto che in Italia la professione veterinaria sia parte del Ministero della salute ci impone di seguire ed applicare sistematicamente i principi di One Health. La funzione della veterinaria italiana come caposaldo della salute pubblica è una posizione lungimirante da mantenere, migliorare e difendere.

Consumare proteine animali qualitativamente sane e non impattanti è l’unico sistema scientificamente provato per raggiungere, «in piena libertà e indipendenza, secondo scienza e coscienza...» il nostro obiettivo primario: la salute dell’uomo.

 

Articolo pubblicato su 30 giorni a cura della FNOVI

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